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Incontro in biblioteca con Assunta Di Cunzolo 11 marzo 2019

a cura di LILLY ROSSO

IL ROMANZO DEI MIEI SPIRITI

Anta & Gerda D



Le parole scandiscono il tempo e aggiustano la distanza necessaria ad asciugare i sentimenti e le contraddizioni della memoria.

Non sono qui per ricostruire la vicenda umana, professionale e politica di una donna che ha attraversato con consapevole presenza intellettuale e assunzione di responsabilità pubblica la vita della Città, richiamerò invece brevemente i passaggi importanti della nostra storia comune per chi di voi non l’ha  ancora conosciuta.

La restituzione storica assume un carattere di inter soggettività carico di ricordi che consente la rivisitazione della nostra storia personale.

E’ stata la politica a farmi incontrare Assunta: una politica che non coincideva con quella dei partiti o istituzionale ma con la vita e il bisogno di cambiarla.

Tuttora questo per me è il filo che tiene insieme e che ha legato tante di noi.

L’occasione è l’esserci trovate a condividere un desiderio.

Assunta, conclusa l’esperienza dell’UDI soveratese, nel 1987 aveva voluto  la nascita di “Kore” un gruppo di riflessione che due anni dopo  si costituì come associazione. Nel 1990 nasceva a Soverato la FIDAPA con Francesca Lovecchio e il contributo di 22 socie di cui diverse tra noi erano le fondatrici. Il secondo biennio, presidente Marisa Rotiroti, è stato caratterizzato dall’incontro con le korine, mentre con modalità differenti discutevamo  dei percorsi di libertà delle donne. Da questo incontro sarebbe nato il progetto “Biblioteca delle Donne” come luogo di riflessione politica, ispirandosi alla cosiddetta pratica del fare che aveva dato già vita in Italia a biblioteche, librerie, case editrici e  centri di documentazione e cogliendo anche le opportunità che offriva la politica regionale del tempo con Simona Dalla Chiesa e Rosa Tavella. L’idea elaborata in Kore, viene portata a conoscenza della FIDAPA. Decidemmo di collaborare,ci ritrovammo così assieme donne di Kore e di Fidapa. Le donne di Kore ( Assunta Di Cunzolo , Fulvia Geracioti, Maria Grazia Riveruzzi, Delia Fabrizi, Maria Procopio, Viviana Santoro, Marisa Rotiroti,Teresa Ciaccio, Patrizia Greto) e le fidapine che ci eravamo autoproposte (Francesca Lovecchio, Tina Alvaro,  Angiola Alferazzi, Rosalba Aversa, Paola Nucciarelli, Vanna Peronace, Lilly Rosso, Marisa Rotiroti, Anna Sia, Eva Winser) stavamo per iniziare una nuova esperienza. Era una scelta ambiziosa,quasi una scommessa perché le donne cui volevamo legarci erano inizialmente distanti da noi. “C’era da costruire una realtà nuova che nasceva nella relazione stessa ma ciò non era possibile se non c’era la disponibilità a mutare noi e loro. La contrattazione, come si legge in Diotima “IL cielo stellato dentro di noi” non è con l’altra cui chiedi degli spostamenti, ma soprattutto in te , con le tue riserve, con la tua paura di perdere la tua identità, i tuoi riferimenti consueti”.

Serviva  un progetto da presentare alla Regione Calabria perché finanziasse il nostro desiderio: la stesura avviene nel 1992 ed è opera di Assunta.

Sarebbero passati 3 anni prima che il Progetto Biblioteca venisse finanziato dal Progetto Donna della Regione Calabria e noi intanto con cadenza quindicinale ci ritrovavamo nella parte bassa della casa di Assunta,abitata d’estate da Delia,per discutere di disparità, invidia, potere e autorità femminile,temi dibattuti anche a livello nazionale. In un esercizio di confronto e di relazione che avrebbe richiesto un’educazione costante all’alterità, iniziava la nostra formazione comune. Nel 1996 ci viene assegnata questa sede nel Palazzo di Città da parte dell’Amm.ne del tempo, guidata da Gianni Calabretta. Assunta ricopriva la carica di vice sindaca. Finalmente avevamo il nostro luogo politico che si è riempito presto di armadi, tavoli e scatoloni con libri da catalogare. Mi rivedo con tante di voi molto spesso attorno a questi verdi tavoli a leggere i Sottosopra. E’ stato un periodo intenso di ascolto e attenzione per le parole fondanti che leggevamo e che venivano commentate. Assunta eletta con Pedalando Volare si allontana un po’ per un carico notevole di lavoro e forse per motivi di opportunità. Non tutte tra di noi comprendono la sua doppia militanza e a tale proposito Assunta scrive:“Agire dentro l’istituzione e frequentare il luogo separato per non perdere la bussola e, quando l’esperienza politica si conclude:“Per ora sono tornata nel luogo più sicuro della Biblioteca delle Donne”.

Care amiche, non siamo nulla in senso assoluto. Siamo solo ciò che siamo state o meglio ciò che ricordiamo di essere state. In quest’ottica la memoria individuale non è tanto bugiarda quanto piuttosto creativa nel suo accesso al passato e nel suo rapporto con l’oblio,con le cesure anche applicabili al nostro vissuto personale. E’ il momento di “Utopia della memoria” libro sui percorsi di gruppi organizzati di donne nella provincia di Catanzaro dagli anni ’60 fino al 2000 pubblicato con Rubbettino. La ricerca finanziata dal Progetto Donna della Regione Calabria è stata affidata a due ricercatrici dell’Unical. L’idea e il progetto sono di Assunta che ha organizzato, coordinato, e rivisto tutte le fasi del lavoro che, per sua scelta, viene presentato a nome delle fondatrici della biblioteca.

Nel 2009 è stato chiesto a me con una lettera di Assunta al Direttivo di presentare il testo alle scuole perché ero stata coinvolta nel movimento e nella ricerca solo negli anni ’90, quindi potevo avere uno sguardo esterno sulle vicende narrate e quale presidente rappresentavo incontestabilmente la biblioteca.

Uno scambio a due presuppone un gesto precedente: riconoscersi  con rispetto l’una interlocutrice dell’altra senza nascondere le differenze che ci separano.

Sono passati molti anni da allora , cara Assunta, ed è ancora la memoria che si fa scrittura, il legame con la biblioteca. Oggi ognuna di noi potrà conoscerti meglio attraverso questa pubblicazione “ Romanzo dei miei spiriti”.

Con la scrittura si raggiunge l’ignoto che abbiamo dentro. Una specie di sana malattia, di spensierata e tragica follia. Ci si espone a sé e ci si abbandona al ritmo del proprio corpo-pensiero, a ciò che sta fuori di noi e che ci fa accostare a quelle piccole e grandi cose che riguardano la sostanza viva e irriducibile della nostra vita”. Così Marguerite Duras mette a nudo il senso della scrittura.

La scrittura non toglie, non rimuove, ma aggiunge, moltiplica, provoca inciampi e fa irrompere il tempo musicale della parola. E’ nello scarto del tempo, infatti, che ci si ritrova.

Parlare di Assunta mi richiama due immagini presenti nel libro che sono rimaste nel mio immaginario da quell’unica volta in cui entrai nella sua casa: lo spazio bianco asettico della cucina, foglio ideale su cui scrivere i ricordi e il pianoforte che con le sue sonorità sembra farci ascoltare il rumore del passato.

Se dovessi indicare la nota dominante della sua biografia intellettuale, parlerei di mobilità rispetto ai confini perché la ricerca dell’ identità è per lei una storia in cammino su strade sempre nuove.

Oggi al centro della discussione c’è una sorta di autobiografia familiare generazionale che incontra la storia del quotidiano in un contesto territoriale non a tutte noto, ma c’ è un’altra bellissima storia che invece conosciamo bene : racconta l’ intimità straordinaria tra le donne e la scrittura e di questa storia siamo state e possiamo essere ancora protagoniste e interpreti.

La mia incursione nei ricordi chiama però necessariamente  in causa la condizione di libertà di ognuna di noi e la felicità di essere nelle relazioni nel riconoscimento reciproco.

L’angolo, da cui noi donne guardiamo, non è angusto, care amiche, la visuale è ampia quanto il mondo e, poiché non mi appartengono le passioni tristi, nel partire da me, esprimo riconoscenza ad Assunta per quel di più che è venuto da lei e gratitudine per il difficile e sorprendente cammino percorso assieme; lo faccio altresì nei riguardi di tutte voi con le quali da subito ho condiviso un desiderio e delle altre che sono venute dopo per continuare un percorso. Oggi che ne ho il tempo e l’occasione il mio grazie a Loredana Rubino che mi ha restituito il senso delle relazioni, della musicalità e del sapere e a tutte voi perché mi consentite di guardare alla biblioteca come l’altrove in cui per me ha ancora senso stare.










 
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